venerdì 13 gennaio 2012

Roberto Saviano lavora ogni volta che puo' per uscire, per respirare aria. Da quando aveva solo ventisei anni la sua vita non è stata piu' la stessa, niente piu' caffe' al bar, niente piu' passeggete o una serata con gli amici. Il successo non è stata la causa, ma la sua opera Gomorra.
Da allora vive sotto protezione. Non ci sono auto blu e corsie di preferenza, quello che

vige è il rigore e il terrore. Ogni singolo passo è tracciato e necessita di autorizzazione. Dovremmo immaginarci chiusi dentro casa come quando stiamo male con la febbre, con la voglia di tornare a stare bene e di uscire ad annusare l'aria. Da piu' di sei anni per Roberto Saviano questo non è piu' possibile. La sua vita fuori è il suo lavoro, per questo lavora piu' che puo' per non far dimenticare la sua battaglia e per dimenticare la sua vita. La sua motilita' è ridotta, non puo' camminare tutti i giorni e le sue pupille sono diventate sensibili alla luce, non puo' alzare le serrande alla luce del sole tutti i giorni. Come un latatinte spende i soldi che ha guadagnato non per sfarzo ma per sopravvivere alle minaccie esterne. Costretto a continui traslochi, depistaggi e scorta. Se vuole vivere Roberto Saviano queste sono le condizioni. Ma anche gli eroi sono uomini: mangiano, riposano e amano. Roberto Saviano deve dipendere dalla scorta per mangiare, riposare o amare.
Non è padrone della sua vita, una vita alla quale ha rinunciato per salvarci dalle mafie. Se avesse saputo a cosa andava incontro forse lo avrebbe fatto lo stesso ma senz' altro ne avrebbe avuto molta piu' paura.